Voce

Il mio capo ha tre voci.

La voce professionale, quella che usa quando parla con qualche pezzo grosso. La voce di chi sa quello che vale, che non deve dimostrarlo a tutti i costi perché è così e basta. La voce di chi sa quello che dice, ma che lo fa con umiltà.

La seconda è la voce di tutti i giorni. Una voce comune, come tante altre. La voce della normalità, della quotidianità.

E poi ha quella voce.
La voce di quando al telefono parla con sua moglie.
Una voce fatta d’amore e di carezze.
Quando parla con lei la sua voce è musica e suona note tutte loro.

Ed oggi, mentre ascoltavo le loro melodie, pensavo che ogni donna merita una voce così. Nessuna donna dovrebbe stare senza.

(Foto http://filippozattini.blogspot.it/2012/01/partitura-ed-esecuzione.html?m=1)

Ma quante ne sai?!?

Da oggi sono a dieta.
Ufficialmente per la prova costume, segretamente perché a breve inizierà la caccia alla pennuta e quindi, come da qualche tempo abbiamo iniziato a dire, io sto “preparando la casetta”.
Così, stamattina al bar, niente cornetto. Solo un succo di frutta.
Il mio collega subito mi chiede “Gnappetta, tutto bene?!?”
La mia astinenza dal dolce deve far sorgere in lui il presagio di qualche malattia mortale.
Gli ho rifilato la balla della dieta, gli ho sorriso sentendomi un po’ in colpa perché lui ed in generale tutti i miei colleghi (tranne costui https://velodicoinunorecchio.wordpress.com/2014/06/18/parapluie/ https://velodicoinunorecchio.wordpress.com/2014/03/19/i-furbi/ ) sono persone speciali e mi sembra quasi di tradire la loro fiducia (e sopratutto quella del mio capo, ma di questo vi parlerò poi)…sorrido e mando giù il succo di pompelmo (ndr. Bleach!!).
Lui mi fissa, mi studia, non riesce a capacitarsene.
Poi, con un baffo di cappuccio, mi dice “a dieta?!? Ma se sei gnocchissima?!”
Non ce la faccio, scoppio a ridere.
Lo guardo con le lacrime agli occhi, lo abbraccio e rido ancora.
Il ragazzo ha 25 anni, ma delle donne ha già capito tutto!!
Tesoro mio, ma quante ne sai?!?

Di tette e moscerini

Certe cose succedono solo a me.
Lunedì.
Ore 9.00
In ufficio.
Importante riunione di lavoro.
Tutto procede per il meglio, ho preso la parola da 10 minuti e sto riuscendo a dire tutto quello che volevo dire, come lo volevo dire.
Proprio in quel preciso istante, a rovinare la perfezione del momento, arriva un moscerino fastidioso.
Lo allontano con un’agraziata manata. Sorrido.
Il moscerino, tramortito, mi cade nel décolleté.
Mi trovo, quindi, a portare avanti un’importante riunione di lavoro con un moscerino stecchito tra le tette.
Direi che sarebbe già di per sè sufficiente.
E invece no. Io non mi faccio mancare nulla.
Così il moscerino resuscita.
Decide, quindi, di battersi con tutte le forze per uscire dalla sua tomba (vale a dire, le mie tette strizzate in un bel reggiseno pushup… E sul perché le donne, anche quelle che come me hanno una quarta, si ostinino a portare il pushup, ci sarebbe da fare un intero post.)
Dicevamo… Ah, sì, il moscerino. Quindi, mentre stavo tenendo uno tra i più importanti discorsi di questi ultimi mesi, mi trovo tra le tette un moscerino che si sbatte come un dannato per trovare una via di fuga. Mezzo morto, mezzo spiaccicato, sbatte le sue alucce e mi provoca in percentuali praticamente uguali schifo e solletico.
Eccomi lì, a parlare con i più alti dirigenti delle società del nostro settore, mentre un moscerino svolazza arrancando tra le mie tette.
E adesso ditemi! Ecco, ditemi se ho ragione…
Sì, ho maledettamente ragione nel dire che certe cose succedono solo a me.

Calcoli di precisione

Mi piace giocare con le parole. Accostarle per vedere l’effetto che fanno. Limarle, sottolinearle, manipolarle.
Mi piacciono i post con i sottintesi, i post metaforici. Quelli che devi leggerli un po’ di volte per entrarci dentro. La prima per il piacere del suono delle parole pronunciate.
La seconda per cogliere particolari che alla prima lettura sfuggono. Ed altre mille volte per comprendere tutti i significati che quelle parole contengono.
Oggi però non è il momento delle mezze parole, delle mille interpretazioni, oggi è stato il giorno dei calcoli di precisione.
7 + 5 = 12
Il contratto dura esattamente la metà.

Ieri notte non riuscivo a prendere sonno.
La gente normale conta le pecore.
Io conto i mesi.

(Foto http://perleepirla.blogspot.it/2012/11/un-racconto-per-riflettere-la-pecora-72.html?m=1)

Decisioni

Per una mezza frase non detta, per uno sguardo non decifrato, all’improvviso le regole del gioco cambiano.
Per noi il mese prossimo è già agosto, un no è diventato un sì, un poi si è trasformato in adesso.
Ho tempo 6 giorni, poi non si torna più indietro e così, calendario alla mano, parto alla conta dei giorni cercando di leggere in quelle settimane più di quanto realmente ci sia da scoprire.
Ieri, mentre guidavo per andare a lavoro, ho chiesto un segno a mio nonno.
È un gioco tra me e lui, un gioco che va avanti da anni, da quando lui non c’è più.
Gli chiedo di mandarmi un segno, per farmi capire se la scelta che sto per fare è quella giusta.
Nonno, non distrarti proprio ora che devo fare la scelta più importante di tutta la mia vita, posa il tuo sguardo ancora un attimo su di me e dammi indicazione di quale strada devo prendere perché mi sto perdendo e non so più tornare a casa.
È arrivato il momento di rischiare tutto e di seguire il desiderio che sento così forte fino dentro le viscere?
Dammi la mano, nonno, con te accanto volare mi farà meno paura.

Aria di tempesta

Qui, tira una brutta aria.
Aria di tempesta.
Aria di unghie affondate nella carne.
È sempre così, quando sembra che vada tutto bene, arriva l’evento imponderabile, il fatto di forza maggiore.
E tutte le carte in tavola si mischiano.
Ora sarò un po’ giocoliere e un po’ guerriera, in protezione del mio equilibrio e dei miei progetti, chè ora che sono arrivata fin qui non posso, non voglio, tornare al punto di partenza.
Punto i piedi per terra, mi aggrappo ad ogni appiglio, stringo i pugni e gli occhi.
Sono qui, tempesta, non mi fai paura.
Io ti aspetto.
E vincerò.
Perché io ho la forza di chi non ha alternative

Un bel giorno

Ieri mi sono svegliata con il sorriso.
La mia prima festa del lavotore, da lavoratrice.
Attualmente avere un lavoro è una fortuna, avere il lavoro per il quale si è studiato per tanti anni è un lusso.
Così mi sveglio col sorriso, ringraziando la sorte per questo regalo.
Non si tratta solo dello stipendio (anche se indubbiamente non è un aspetto marginale dato che vivere costa e la mia famiglia ha il brutto vizio di mangiare pranzo e cena).
Si tratta soprattutto di una realizzazione personale.
Per anni quando mi veniva rivolta la fatidica domanda “che lavoro fai?” mi coglieva l’imbarazzo per la risposta.
Iniziavo dicendo che ero laureata in giurisprudenza (con il massimo dei voti, peraltro) e poi mi perdevo.
È difficile da spiegare a chi non è nell’ambiente cosa voglia dire “praticante avvocato”.
Spesso vuol dire che segui una causa, tra udienze in tribunale e colloqui con i clienti e poi non ti viene dato un becco di un quattrino.
Se ti va bene.
Spessissimo consiste nel fare da segretaria all’avvocato sperando che prima o poi si ricordi della tua laurea.
Se ti va male.

Ora quando mi viene chiesto che lavoro faccio, mentre rispondo sento che mi brillano gli occhi.
Proprio come se parlassi di un amore.
E forse è proprio così.
Ieri il mio capo mi ha scritto che è soddisfatto di un lavoro che ho portato a termine e che mi stima molto.

Mi sveglio con il sorriso.
Allungo una mano e sento il braccio di mio marito, mi accoccolo vicino a lui, sento il calore del suo corpo, il profumo della sua pelle. E sto bene.
Penso al dolce che voglio fare per il pranzo a casa dei miei. E sto bene.
Oggi è la festa dei lavoratori ed io, finalmente, sono una lavoratrice.
Mi sveglio col il sorriso.
Sono fortunata.

(foto http://mashable.com/2012/06/09/job-application-tips/)

Il Dio denaro

Non mi ci abituerò mai.

Non mi abituerò mai al modo che hanno i miei suoceri di giudicare le persone in base a quanto guadagnano, a quanto contano.

Non mi abituerò mai al loro giudicare gli altri in base a quanti euro hanno addosso, tra vestiti e portafoglio, e da questo decidere se siano persone degne della loro considerazione o no.
Non mi abituerò mai a questa loro distorsione della scala dei valori.

Fino a qualche mese fa ero una sfigata praticante avvocato, senza stipendio, senza alcuna visibilità.
Per loro ero Gnappetta, la poveraccia che in sostanza fa la casalinga (dal momento che lavora senza essere pagata, non conta che lavori) e che non le riesce mica poi tanto bene, perché lei, la principessina, è abituata ad allenare la mente sui libri e non le braccia nelle pulizie.
Allora a questa Gnappetta le si poteva dire tutto, ma proprio tutto.
È ingrassata? Glielo si dice in faccia!
Non trova lavoro? Le si dice che è una donna senza ambizioni!
Non ha i soldi per comprare vestiti di marca costosissimi? La si porta nei negozi più costosi della città a fare shopping insieme.

Poi le cose sono cambiate. Per loro.
Ora, secondo loro, non sono più la stessa Gnappetta.
La Gnappetta di adesso è a capo dell’ufficio legale di un’azienda, ha un lavoro prestigioso.
La Gnappetta di adesso ha un bello stipendio (per la cronaca, quando ho comunicato ai miei suoceri di essere stata assunta, la prima cosa che ha fatto mia suocera non è stata congratularsi con me, ma è stata chiedermi: “avete già regolato l’aspetto economico?”, per dire.)
La Gnappetta, per queste ragioni, adesso, secondo loro, va rispettata.

Sì, perché adesso, improvvisamente, secondo loro valgo qualcosa, conto qualcosa.
Se sbaglio non me lo si può più dire, se ingrasso, magicamente sembra addirittura che sia dimagrita, se non vesto capi firmati è perché ho troppo buongusto per seguire beceramente la moda
Adesso Gnappetta ha conquistato l’immunità da ogni critica.

E se questo, da una parte, ha qualcosa di miracoloso (almeno non mi rompono più le balle), dall’altro lato penso che sia mostruoso.

Io sono sempre io, perché prima potevo essere presa a calci in faccia ed ora devo essere venerata?

Vorrei spiegar loro (e forse un giorno lo farò davvero) che per me non è cambiato nulla.
Perché quando mi barcamenavo tra udienze in tribunale non pagate e codici non ero una sfigata, ma una ragazza che cercava di raggiungere un obiettivo.
Che non aver avuto uno stipendio decoroso per tanti anni era lo scotto da pagare e se anche un po’ mi pesava, mi bastava avere l’indispensabile per essere felice.
Adesso, a distanza di qualche mese, non sono cambiata affatto.
L’unica differenza è che ho raggiunto l’obiettivo di realizzarmi in qualcosa che mi piace, ho un lavoro che mi soddisfa, che mi rende orgogliosa di me stessa.

Questa è l’unica differenza.

Perché io sono sempre la stessa Gnappetta.
Quella che corre perché costantemente in ritardo.
Quella che sorride per timidezza.
Quella che alle volte ha paura di ferire gli altri e allora ingoia parole e lacrime.
Quella che altre volte perde le staffe e poi si salvi chi può.
Quella gelosa, quella romantica.
Quella che si fa mille paranoie e poi tira mille sospiri di sollievo.

Vorrei riuscire a trovare le parole per spiegare ai miei suoceri che forse le persone vanno valutate proprio quando non hanno nulla da dare.
Perché è quando non si ha niente da dare eppure si riesce a dare qualcosa agli altri che si dimostra di essere veramente delle belle persone
.
Essere felici e buoni quando si ha tutto è facile, talmente facile che quasi non vale.

Doping

Ieri, dopo 2 ore di coda in sala d’attesa, ho conquistato lo studio del mio medico di base e mi sono fatta prescrivere l’acido folico.
Così, da stamattina, posso dire di essere ufficialmente dopata.

Un attimo fa il capo mi ha assegnato un nuovo progetto, si tratta di una cosa molto importante di cui io sarò la referente.
Questo, se da una parte fuga i se (https://velodicoinunorecchio.wordpress.com/2014/03/24/se/), dall’altra fa nascere un grosso MA.
Come farò a stare a casa 4 mesi?
Il mio capo mi ucciderà?
E la domanda da un milione di dollari:esiste un momento giusto per fare un figlio?
L’avevo già scritto e lo riscrivo

quando il cuore smette di desiderare ed inizia a volere.

E Dip solo sa quanto io voglia questo bambino…

Intanto, tre mesi di acido folico, tre mesi di sogni.

Nella prossima vita voglio nascere uomo

Ieri è stata una giornata emotivamente pesante.

Ho infornato e sfornato 4 pastiere per riuscire a farne una decente da portare in ufficio, e non sono ancora convinta del risultato, anzi.
Così faccio in tutto, mai pienamente soddisfatta dei miei risultati, mai paga dei miei traguardi.
Tremendamente intransigente con me stessa.

Ieri ho dovuto confrontarmi con un sentimento che dovrebbe essere morto e sepolto e che, invece,quando torna lo fa con la potenza di un ciclone, con la stessa forza distruttiva. (https://velodicoinunorecchio.wordpress.com/2014/04/17/pv/)
Forse gli amori che nascono e finiscono in condizioni estreme sono dei piccoli lutti e come tali vanno elaborati.

Ieri ho discusso con mio marito perché adesso che ho un lavoro, in casa riesco a fare molto meno di quello che facevo prima.
Mi sono scontrata con la tradizione della sua famiglia, che vuole la donna a casa a “fare i suoi doveri” e l’uomo a lavoro che sforna soldi a palate.
Ma lui non sforna soldi a palate ed io non accetto i miei doveri.

Ieri ho dovuto affrontare la mia parte femminile, quella che alla minima deviazione dalla routine mi fa mettere in discussione tutto.
Quella parte che mi dà sbalzi emotivi e mi fa ingigantire ogni accadimento, anche il più banale.
La parte femminile di me che potenzia ogni emozione, ogni sensazione e mi tiene in balìa dei miei ormoni.

Nella prossima vita voglio nascere uomo perché mio marito ieri notte, mentre io mi giravo e rigiravo nel letto senza riuscire a prendere sonno, tormentata dai miei pensieri, lui ronfava alla grande perché:
– ho fatto 4 pastiere per portarne in ufficio una, quindi, se la matematica non è un’opinione, ne rimangono 3 tutte per lui.
– su pv mi direbbe, anzi, in passato mi ha detto, che il primo amore non si scorda mai, ma che a lui interessa di più essere l’ultimo e non il primo. Tiè, questione risolta.
– per la tradizione della donna ai fornelli, mi ha risposto che non è vero che la pensa come i suoi. Che è molto orgoglioso di me e della carriera che sto facendo in così poco tempo. Mi ha abbracciata e baciata. Ha vinto di nuovo lui, mentre mi abbraccia ho ancora una volta la sensazione di aver esagerato nelle mie percezioni.
– sugli sbalzi ormonali, l’universo maschile si esprime in questi termini “c’hai le tue cose?!?”. Ho paura che prima o poi mi sentirò rivolgere questa domanda retorica anche da mio marito, chè per quanto sia un uomo meraviglioso è, appunto, un uomo.

Nella prossima vita voglio nascere uomo soprattutto perché non si è mai sentito un uomo che dice di voler rinascere donna. Ed una ragione ci deve pur essere

(Uomini, perdonatemi! Odio le generalizzazioni, ma ogni tanto farle è tremendamente divertente!
Foto http://gallery.giovani.it/gruppi/frontend/index/gruppo/20632/tipo/foto/id/40671)

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A dieta lontano dai pasti

Stamattina ho rispolverato le scarpe estive. Meravigliose scarpe colorate dai tacchi vertiginosi.
Poi, la mia attenzione è caduta sulle ballerine rosse, acquisto dei saldi della scorsa estate.
Sanno di sole, di allegria, di libertà. Vada per quelle!
Quando, però, mi sono guardata allo specchio mi è presa una mezza sincope.
Diciamocelo, il tacco fa gnocca, la ballerina fa tracagnotta.
Ho deciso di non lasciare che fosse un paio di scarpe ad intaccare la mia autostima, coraggiosamente le ho indossate e sono uscita di casa (senza più guardarmi nello specchio, chè c’è differenza tra l’essere coraggiose e l’essere masochiste).
Per tutto il tragitto casa – ufficio ho escogitato miracolose quanto inattuabili diete pre estate, programmato sessioni estenuanti di aerobica (e sulla mia a-sportività dovrei scrivere un post dedicato)…già mi vedevo sudata e scolpita come una dea greca.
Arrivata in ufficio un mio collega mi dà il buongiorno e mi allunga un cornetto alla crema pasticciera.
Potevo rifiutare?
No, non potevo.
Così mi son mangiata con gusto il cornetto ipercalorico, che bontà!
Al diavolo la dieta, al diavolo la faticaccia in palestra.
Sempre pensato io che quelle ballerine non si sarebbero rivelate un saggio acquisto.

(foto http://thumbs.dreamstime.com/z/signora-grassa-16754000.jpg)

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Monday, again

Inutile girarci intorno, non nutro una grande simpatia per te.
E come me, tanti altri.
Niente di personale, per carità, ma il tuo pensiero mi irrita, mi agita, mi sfianca.
Non te la prendere, ma pure te ce la metti tutta per farti odiare.
Arrivi in sordina, già alla domenica sera, quando ancora siamo in vacanza, spunti nei nostri pensieri “nuuuuooo domani è lunedì!!” seguono improperi.
Alle 8 del tuo mattino, il week end appena trascorso sembra già un lontano ricordo ed il fine settimana successivo un miraggio.
Odiarti ci riesce naturale, è nella nostra natura umana, programmata per amare il riposo, il bello, la pace (non quella dei sensi, beninteso).
Ok, è vero, non è colpa tua se ci sei tu per primo e se sei seguito da altri 4 giorni prima dell’arrivo dell’amatissimo sabato, ma si sa, le antipatie sono a pelle, esplodono a prima vista.
E tu, carissimo lunedì, ci stai ampiamente sulle palle.
Eppure, se solo t’impegnassi, potresti avere pure tu il tuo momento di riscatto.
E allora, lunedì, giorno nefasto delle nostre settimane lavorative, riscattati!
Dimostraci che anche tu puoi essere in giorno positivo, foriero di buone nuove, un giorno di gioia e speranza!
Dimostracelo e saremo pronti ad amarti con la stessa passione ed ardore con i quali amiamo il nostro amico sabato.
Nel frattempo, nel ringraziarti, ti porgo
Ostili saluti
La (non) tua Gnappetta.

(foto http://31.media.tumblr.com/c6441814ba061f8426791d1c78894b24/tumblr_mqp09fA0Hp1rluvugo1_400.gif)

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Lavoro nuovo, dentiera nuova

Stamattina riflettevo.
Riflettevo come per tutti (cioè, tutte le persone normali) un lavoro nuovo comporti felicità, adrenalina, soddisfazione.
Io, invece, mi sono accorta che da quando ho iniziato questo nuovo lavoro, di nuovo avrei bisogno anche di una dentiera.
Da quando entro in azienda a quando esco stringo le mandibole come se non ci fosse un domani. E, come se non bastasse, di notte ho iniziato a digrignare i denti sognando questioni lavorative difficilissime ed impossibili da risolvere.
Da gennaio verso in questa condizione, ditemi che è successo almeno una volta anche a voi, che non sono l’unica paranormale nei paraggi.
Anno nuovo : vita nuova = lavoro nuovo : dentiera nuova.

(In foto, la possibile soluzione al mio problema http://www.magnaromagna.it/cartoline/cani/)

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I furbi

I furbi sono un po’ ovunque e sono tanti, quindi per la legge dei grandi numeri (?) sono tutt’intorno a noi. Per la legge di Murphy, in particolare, sono tutti intorno a me.
Oggi a lavoro, subissata di cose da fare come sempre, ricevo la mail di un collega con le indicazioni su come fare un lavoro che spetta a lui e non di certo a me, dato che io mi occupo di tutt’altro.
La perla di saggezza scusa più cagosa che ci sia l’ho trovata a fondo della mail “scusa, fallo tu va’ per favore che io ho altro da fare e oggi non ho tempo”.
Chi tace acconsente? Nel mio caso, chi tace (cioè io) ti sta mandando dritto dritto a ‘fanculo. Sallo.

Il disegnino l’ho copiato pari pari dal blog http://mimuovofacciocose.blogspot.it/2012/12/la-mia-incazzatura-ha-rotto-gli-argini.html?m=1

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