Post muto

C’è questa cosa che mi esplode dentro.

Implodo tutte le volte che mi guardi, o anche solo ti penso.

Tu riempi ogni mio istante, sei l’ossessione che mi rincorre e di cui non riesco a fare a meno, perché mi crogiolo nel tuo pensiero e mi lacero nel pensare a te, a noi, al nostro non esistere insieme.

Rifuggo ogni pensiero reale, logico o anche solo vagamente razionale, cosi mi perdo nella languidità che mi provoca il pensiero di te.

Vivo in uno stato perenne di accelerazione, dal quale mi è impossibile escluderti, allontanarti ed in qualche modo salvarmi perché tu sei ovunque, se cerco di allontanarti tu torni, forse neanche lo sai.

La mia mente è confusa, il mio cuore ancora di più, si interroga, nega, ritratta.

Perdo i pezzi di me stessa per fare un po’ di spazio a te, dubito ne valga la pena eppure non riesco a fare diversamente. È tutto un vortice intorno a te. Prendimi oppure lasciami libera. Fammi tornare in superficie, qui sotto non si respira.

Foto di Livio Moiana

Tremenda

È notte fonda, ed è tremenda la voglia che ho di te.

Ogni volta che mi guardi, ogni volta che mi sfiori.

Tremenda, l’impossibilità che ho di essere sincera con te.

Non farmi parlare, ma non farmi neanche tacere. Fermati e leggi in questi miei occhi che non sanno mentire.

Intuisci senza aiuti quello che celano le mie labbra, non permettermi di ingannarti, inchiodami alle mie responsabilità.

Tremenda, questa fiamma che hai imparato ad accendere in me senza potervi cedere.

Quanto tempo ci resta?

Ci dovrebbe avvisare. La vita ci dovrebbe avvisare quando sta per tradirci.

Ci dovrebbe dare il tempo di prepararci. Di cercare un modo di attutire il colpo.

Di cercare la posizione per rimanere in piedi.

E invece arriva così, impetuosa ed imprevista.

Così dolorosa da lacerarti tutta.

Ci dovrebbe avvisare. La vita ci dovrebbe avvisare se sulla strada ci sarà un addio.

Ci dovrebbe dare il tempo di dire tutte le cose che per una vita si è tenute sulla punta della lingua. Ci dovrebbe dare il tempo di sederci in cucina e di salutarci per bene anziché farci accontentare di quel ciao detto sull’uscio di casa.

Di un bacio in quel letto bianco: “ciao, torno a trovarti più tardi”.

Ci dovrebbe dire di non avere così fretta, per correre chissà dove. Chissà da chi. Ci dovrebbe far rallentare, avvisarci che certi attimi poi verranno rimpianti, che le persone non sono per sempre e che comunque, nonostante tutto, non saremo mai pronti per lasciarci.

La vita non dovrebbe far così male ed essere così bella allo stesso tempo.

Non dovrebbe confonderci e stravolgerci, non dovrebbe tradirci togliendoci le persone per noi più importanti.

Ed ora dimmi, vita, come farò ad abbandonare certe mani che vorrei tenere ancora strette per chissà quanto? Come farò per non scordare certi sorrisi che so già che non potrò più vedere?

Dimmi come si fa a dire addio ad una persona parte di te e di tutto il tuo mondo. Come si può accettare di perdere un pezzo del tuo cuore.

Dimmi!

Fammi capire come si può superare questo acuto dolore. Come spiegarlo, come affrontarlo e come metabolizzarlo.

Come?

Come si fa a sopportare la certezza che il nostro tempo è limitato? Che ogni nostro saluto è uno degli ultimi?

Come si fa a dirsi addio senza soffrire?

Questa cosa, tu che mi hai insegnato tutto, me la sai spiegare?

Quanto tempo ci rimane, nonna?

Sarà un dottore a dircelo?

Sarà questa vita così infame?

Veni qui, non ci pensiamo adesso, è notte fonda e tutti dormono.

Ci siamo tu ed io e sempre sarà così.

Vieni qui nonna, abbracciami ancora.

Tienimi stretta a te, fammi respirare il tuo odore, io aspetto insieme a te.

Non sei sola.

Brucio

Oggi ti sento addosso.

Su ogni centimetro della mia pelle.

Oggi ti sento dentro.

Dentro alle mie vene, dentro ad ogni mia percezione.

Come se ti avessi qui, dopo tutti questi anni. Dopo decenni. Dopo tutto, dopo di noi.

Oggi va così, ogni mio gesto sa di te anche se non so più chi sei, ora.

Ti sento e ti vorrei, così forte che fa male. Così forte da vergognarmene.

Tu oggi ci sei.

E per questo brucio di desiderio.

Per colpa tua brucerò all’inferno.

Due

Ho letto da qualche parte che durante la gravidanza il cervello di una donna si modifica. Cambia la struttura, il suo modo di percepire, di reagire a tutto ciò che la circonda. È questo cambiamento strutturale del cervello che la fa stare sveglia la notte, tutte le notti, per chissà quante notti, con in braccio il suo bambino. È questa modifica, questo suo stravolgersi da dentro, che detta le sue nuove priorità. Tutte, rigorosamente, incentrate sul suo bambino. È una donna totalmente diversa da prima, un’altra persona perché è diverso il suo modo di pensare, è diverso il suo modo di sentire. Questo perché è il suo stesso cervello ad essere morfologicamente diverso da prima. Programmata fisicamente e psicologicamente per essere mamma, la donna, in questo senso, è predestinata. E non per altro, infatti, un figlio è l’amore più grande. Un figlio è la felicità che ti scoppia dentro. Ed io ogni giorno ringrazio per questo grande regalo che mi è stato concesso. Non avrei potuto desiderare nulla di più.

Oggi Matteo compie due anni.

Oggi, ho due anni anch’io.

Tanti auguri a noi!

Noi tre in maternità a pochi giorni dalla nascita di Matteo

Rallenta la tua mente 

Rallenta, rallenta. Perché corri, dove pensi di andare? Inciampi nei tuoi passi, nelle frasi non dette, nelle cose non fatte, nei pensieri che non riesci ad afferrare. Corri più forte, perché ti sembra di dimenticare. La stanchezza prende il sopravvento, ma le gambe e la mente non accennano a rallentare. Dimentichi dove volevi andare. Rallenta, rallenta. O forse vuoi cadere? Per strada perdi i pezzi, istanti che non memorizzi, volti che non riconosci.  Eppure anche oggi arriverà domani. 

È un bravo bambino?

<<È un bravo bambino?>>.           

La guardo perplessa.

<<La fa dormire la notte? Mangia tutta la sua pappa?>>            Snocciola una serie di banalità. 

Non dormo granché la notte, poppa ancora spesso, resta attaccato al mio seno per sete, per coccola, per voglia di contatto con la sua mamma. Quindi, lui la notte dorme, io no.                                    Alle volte è un mangione, un cucchiaio dietro l’altro, altre, invece, non vuol toccare cibo, piange e respinge arrabbiato il cucchiaino. Ha già i suoi gusti. Precisi, definiti. Scende poco a compromessi, mangia ciò che gli piace, non mangia ciò che non gli piace. È semplice nella sua complessità, perché sa ascoltare attento le proprie necessità e fare in modo che anche gli altri gli prestino attenzione. 

<<E piange Spesso?>> Insiste.Insisto anch’io.

Piange quando ha fame, quando ha sete, quando ha male alle gengive. Piange quando ha tanto sonno, ma non riesce ad addormentarsi. Piange quando non mi vede ed ha paura che io non ci sia più. Piange cercandomi. Ma è proprio in quel cercarmi l’essenza del nostro stare insieme. La continua esigenza di noi.                                                  Perché lui la notte, nel sonno, vuole il contatto, se si sveglia viene ad accoccolarsi vicino a me e con le manine cerca il mio viso, s’intrufola tra le mie braccia e lì si riaddormenta.                                      Ha trovato il suo mondo. Ed io il mio.                                                          Al mattino mi sveglia la sua chiacchierata allegra, fatta di suoni incomprensibili e risate. Apro gli occhi incollati e ad un millimetro dal mio viso c’è il suo sorriso sdentato. Se mi avvicino mi dà un bacio, a modo suo, metà morso e metà leccata.                          È amore. È Amore puro in tutto ciò che fa. 

Quindi.                                              <<Sì, signora, è un bravo bambino.Il miglior bambino che potessi desiderare.>> 

Guardo mio figlio ed il mio cuore esplode di felicità.

Maternità 

Stasera hai fatto fatica ad addormentarti, ti giri e rigiri agitato al mio fianco. Ma piano piano il tuo sonno si fa meno leggero ed io ti stringo di più. Domani, per la prima volta da quando ti ho concepito, ci separeremo per qualche ora. È una decisione a lungo meditata quella di rientrare a lavoro. Ci sono stati giorni in cui non sopportavo l’idea di lasciarti, di dedicarmi ad altro, di perdere anche solo un secondo di te, dei tuoi rapidi progressi. Mi sono posta tante volte la domanda di quale fosse la scelta giusta. Se il vero sacrificio fosse quello di separarmi per qualche ora da te oppure quello di mettere da parte un lavoro che amo e per cui ho tanto lottato. Non ho ancora una risposta chiara, mi rendo conto che in ogni scelta c’è un po’ di perdita. Domani rientrerò a lavoro e tu trascorrerai qualche ora con i nonni. Ne sarai felice? Giocherai sereno? Oppure sentirai la mia mancanza? Mi cercherai in lacrime chiedendoti che fine io abbia fatto? Altre domande per cui non ho risposta, io che, per te, dovrei avere a disposizione tutte le risposte del mondo.

Ho deciso di tornare a lavoro perché è giusto che io lo faccia, forse in fondo al cuore ne sento anche l’esigenza. Lo faccio anche per te, cuore mio. Hai bisogno di una mamma realizzata, completa, soddisfatta. Ed il mio lavoro mi aiuta a sentirmi così. Mi mancherai, mi mancherai in maniera straziante per quelle poche ore che sarò lontana da te. Ne sono sicura. Ma anche in questa separazione stiamo imparando qualcosa: non c’è felicità senza sacrificio, poche scelte sono completamente giuste o totalmente sbagliate, alle volte la soluzione corretta può essere leggermente dolorosa. Torno al mio amato lavoro, ma subito dopo torno da te, mia unica e vera regione di vita. Ora però basta parlare, stringiti a me vita mia, ché questa notte è solo nostra.

Crescere insieme

Butta i suoi occhioni blu nei miei, mi sorride col suo sorriso sghembo e tutto in lui sembra voler dire “mamma, meno male che ci sei”. Quando fa così, quando mi cerca nella stanza con lo sguardo ed il suo viso si illumina nel trovarmi, il mio cuore diventa liquido, le gambe mi tremano e gli occhi si fanno lucidi. Quando lo prendo in braccio e lo mangio di baci, ride, ride come se gli stessi raccontando la cosa più divertente al mondo, è gioia pura. La mia. La sua. È in tutti questi momenti che, con una punta di nostalgia mista ad orgoglio, penso che non sarà a lungo così. Che non sarò per sempre l’unica persona importante per lui. Che ancora per poco potrò decidere, al posto suo, di farlo dormire tutta una notte sul mio petto anziché nella sua cullina, che potrò tenerlo stretto a me anche una giornata intera. Perché, lo so bene, il mio compito di mamma non è quello di assecondare ed incitare questa sua naturale propensione a “starmi addosso” a vivere con me, di me. Il mio, durissimo, compito è quello di crescere un bimbo sereno ed equilibrato. Misurando con precisione, dosando con meticolosità, l’esserci ed il lasciarlo andare avanti, un passo davanti a me. Perché un domani possa essere una persona sicura di sé, forte ed indipendente. Perché non sia uno di quegli uomini attaccato alla gonna di mamma ed incapace di vivere la propria vita, sta a me insegnargli che io per lui ci sono sempre, che vivo per lui, ma non al posto suo. Ma nel frattempo mi godo questi nostri momenti. Solo nostri. Tu sul mio cuore.
  

Grazie 2015

Metterò il correttore per le occhiaie stasera? No, assolutamente no. Nelle foto voglio che si vedano, che risaltino a futura memoria. Per non dimenticare mai le nostre notti abbracciati, pelle contro pelle, cuore contro cuore. Le ore, nel buio della notte, trascorse in poppate e carezze, in ninnananne sussurrate e dolci baci. Perché se il sonno è tanto, l’amore è di più.

Tirando le somme 

  

Questo 2015 mi ha regalato il nostro primo abbraccio, il tuo primo vagito, la tua prima poppata ed il tuo primo sorriso. A te che sei la mia fotocopia e mia ragione di vita auguro un 2016 altrettanto ricco di meravigliose prime volte. Sappi che mi troverai sempre al tuo fianco, pronta ad incoraggiarti ad un passo di distanza per lasciarti libero di esplorare il mondo a modo tuo, ma pronta ad afferrarti se inciamperai in qualche difficoltà. Buon primo capodanno cucciolo di mamma, che questo 2016 abbia inizio, dunque, con te stretto sul mio cuore. (La foto risale al lontano 1984, chissà se continuerai al assomigliarmi così tanto ❤️)

La mattina di Natale

  
Stamattina ci siamo svegliati assonnati. Con gli occhi ancora incollati ci siamo scambiati uno sguardo d’intesa e piano piano ci siamo messi sul bordo del letto, abbracciati.
In bilico tra il letto e la sua cullina.

E siamo rimasti così. Siamo rimasti accoccolati sotto le coperte a guardarlo dormire, con il sorriso sulle sue labbra a cuoricino ed i pugnetti tirati in su. 

Non potevamo desiderare regalo più bello. 

Questo Natale

  
Questo Natale profuma di cannella.Di dolci prelibati, di aghi di pino.

Dei baci che ci siamo dati ed anche di quelli che ci siamo negati, ma soprattutto profuma dei baci che ci daremo. Dell’esserci in qualche modo persi e poi ritrovati.

Questo Natale profuma anche di fatica, di speranza, di attesa.

Dei discorsi fatti sottovoce, delle mezze frasi non dette, dei tanti abbracci salati di lacrime. Dei sospiri fatti sul tuo petto, mamma. Della consolazione che ho trovato tra le tue braccia, papà. 

Questo Natale ha mille luci e mille colori. Ha mille sapori. Ha il sapore delle tante preghiere scagliate contro il cielo, della paura che si cela dietro ad una speranza, della felicità che ti esplode prima in bocca e poi nel cuore.

Ma più di tutto, ed è questo che importa, questo Natale profuma di buono perché profuma di te.

Di noi

21 gennaio 2012

Mi sento emotivamente sconfitta. Faccio fatica a mantenere il sorriso, a comunicare allegria al nanetto di fianco ai tuoi musi lunghi, alle tue risposte a monosillabi, ai tuoi scatti di nervosismo ed indifferenza. Mi ferisce il tuo atteggiamento di disturbo nei miei confronti e più ancora, ovviamente, nei suoi. Un atteggiamento sicuramente non voluto, perlomeno nei suoi confronti, ma che mi chiedo se sia percepito da lui così come lo percepisco io. Capisco la tua preoccupazione per la sua salute, per la sua crescita, sono le mie stesse preoccupazioni. Capisco meno, anzi, non capisco proprio, il tuo umore da funerale. Abbiamo ciò che da tanto desideravamo, cosa ti manca adesso? È difficile mantenere l’entusiasmo se fai così. Ti scrivo perché sai bene che dovessi dirti tutte queste cose a parole scoppierei a piangere ed ancora una volta non voglio darti la soddisfazione di essere debole di fronte a te che ultimamente t’imponi come avevi promesso, a me, ma soprattutto a te stesso, di non voler fare. E quindi ti scrivo, perché ultimamente mi sto chiedendo troppe volte se hai deciso di non amarmi più o forse di non farti più amare.
 

mio marito ed io

 

Una settimana di te

Qualche ora prima della tua nascita

È una settimana che vivo dei tuoi respiri.Una settimana di sorrisi, poppate, cambio pannolini e mille baci e carezze. E mi chiedo, oggi, che me ne facessi della mia vita prima.

Perché mi sembra ora che nulla potrebbe essere diverso da com’è, ho quest’impressione di aver sempre aspettato questo momento in una lenta letargia e di aver finalmente iniziato a vivere adesso, con te.

E se ripenso a quanto dolore un anno fa, a quanta paura che tu non dovessi mai arrivare, sento le lacrime scorrere sul mio viso, sento ancora il cuore gonfio d’infelicità. E poi ti guardo con quel misto di meraviglia ed incredulità perché mi sembra impossibile di avercela fatta, mi sembra davvero impossibile di essere riuscita a fare tanto. E lo so di non essere la prima donna a diventare madre, ma questa emozione mi sovrasta e mi travolge e davvero sento di aver fatto un piccolo miracolo.

Ieri ho scoperto un video fatto dal tuo papà a pochi secondi dalla tua nascita. Ci sei tu, piccolino, sul mio seno nudo. L’ostetrica mi sta mettendo i punti mentre io tremo come una foglia per lo sforzo e la stanchezza. Con voce d’oltretomba ti saluto, ti rassicuro, ti dico che da quel momento mi avrai sempre al tuo fianco. Poi nel video mi sento dire “grazie”. Ed è la parola che dirò tutte le mattine d’ora in poi. Grazie di esserci gioia e ragione della mia vita. Grazie di essere arrivato fino a me perché era da tanto tempo che ti aspettavo, da tanto tempo che ti desideravo e non avrei saputo stare un secondo in più senza di te. Grazie per aver dato un senso al mio esistere. 

Benvenuto amore di mamma, buona prima settimana di vita Matteo. Finché avrò vita tu non dovrai aver paura di nulla perché io sarò con te. Con immenso e smisurato amore,

MAMMA
 

In maternità, il giorno dopo…

 

Diventare mamma

Diventare mamma vuol dire pensare al plurale e non sentirmi mai sola.

Vuol dire incontrare altre mamma con i loro bimbi nei passeggini, non guardare più i bimbi con emozione e desiderio come facevo fino a qualche mese fa, ma studiare con attenzione le specifiche tecniche del passeggino per scegliere quale comprare.

Diventare mamma vuol dire, la sera – a letto prima di dormire -, ascoltare la ninna nanna con la mano di mio marito sulla pancia e sentire quella mano diventare più pesante ad ogni strofa e capire che almeno uno dei miei due ometti si è addormentato.

Vuol due pensare al suo nome, ripeterli a voce alta e pensare che nessun nome è alla sua altezza.

Diventare mamma vuol dire avere il cellulare intasato di foto della pancia ed andare orgogliosa di quella sporgenza che ogni giorno si fa più tonda e grossa.

Vuol dire salire sulla bilancia una volta a settimana e gioire per i chili accumulati. Sentirmi pronta per la prova costume come mai fino ad ora pienamente cosciente di avere una forma (tonda) perfetta.

Diventare mamma vuol dire fissare per ore la pancia in attesa di un suo movimento. Accarezzarla ad ogni suo calcetto stabilendo così un legame che solo noi conosciamo e capiamo.

Diventare mamma vuol dire sapere che non sarò mai più la stessa di prima, ma una persona infinitamente più felice!  

 

Sorrisi

Le mie forme si fanno tonde e morbide, il mio corpo si adatta a te. Adesso le persone per strada guardano la mia pancia – tu che reclami spazio – e mi sorridono. La mia mano corre a farti una carezza e subito rispondo con un sorriso fatto di felicità e luce.

È tutto grazie a te, piccolo mio, tu fai così: semini sorrisi.