Succede come per i film.
Leggi il libro, lo divori, torni indietro, lo assapori, leggi e rileggi quelle frasi fino a quando entrano a far parte del tuo dna.
Poi vedi il film. Bello. Ma niente di più.
Come se lo avessero riprodotto togliendo un senso. Il tatto, o l’udito, o forse il gusto.
Lo spingi verso le papille gustative, ma non senti più lo stesso sapore.
Lo giri e rigiri negli occhi, ma sono immagini che portano con sé una patina sottile che nel libro non c’era.
Le persone sono diventati personaggi, le frasi sputate fuori dal cuore, vomitate, si trasformano in dialoghi.
Ti rendi conto con malinconica lucidità che è come se nel libro quella storia tu l’avessi vissuta, nel film ti è solo stata raccontata. Ti è stata rubata perché prima era più tua.
Così è per me qui.
Vivo solo il mio film, il libro lo sta scrivendo qualcun altro, o forse è solo dentro la mia mente. Bloccato. Paralizzato.
Non so trovare le parole per descrivere le mie correnti.
Ogni sentimento che mi passa attraverso graffia ed io non so come dirlo.
Che tutto quello che provo brucia, mi ustiona.
Come quando in montagna, con la caramella alla menta forte in bocca, respiri a pieni polmoni e ti sembra di prendere fuoco.
Mi resta solo da capire se io sono la piccola caramella o la grande montagna.
Mese: Maggio 2014
Nuove rime
Imparo nuove melodie.
Imparo nuove sinfonie, nuovi colori.
Imparo nuove rime.
Da oggi, per me, emozione fa rima con coraggio e felicità va a braccetto con il progetto di te.
Se appoggio l’orecchio ad una conchiglia, sento il rumore lontano delle onde del mare.
Ma se adesso ascolto il battito del mio cuore, sento così limpida la voglia di te.
Basta non pensarci
Oggi in pausa pranzo, parlando con mia cugina (incinta al primo colpo https://velodicoinunorecchio.wordpress.com/2014/03/26/come-te-lo-scelgo-il-ginecologo/) della maternità, le ho detto che ormai il pensiero di avere un bambino colora ogni ora delle mie giornate.
Mi ha risposto che così è peggio, se già mi ossessiono prima di iniziare a provarci poi sarà più difficile riuscirci.
Le ho chiesto “e quindi cosa dovrei fare?”
Lei mi ha risposto “basta non pensarci!”
Oggi ho parlato con il mio capo del mio contratto, mi ha detto che probabilmente non mi potrà dare, come vorrebbe, un contratto a tempo indeterminato, ma di nuovo a tempo determinato.
Mi ha visto un po’ demoralizzata, mi va detto: “farò l’impossibile, te lo prometto, intanto non pensarci”
Questa sera sono andata dal dottore perché mi è venuta una micosi sotto l’occhio ed il dottore mi ha dato una pomata da spalmare due volte al giorno. Per sentire meno prurito, mi ha detto “basta non pensarci”.
Siamo arrivati alla fine di questa faticosa giornata, seduti sul divano guardo mio marito che visibilmente è assorto in qualche elucubrazione mentale.
Gli chiedo “a cosa stai pensando?” e lui mi risponde “a niente”.
Come sei saggio amore mio!
Calcoli di precisione
Mi piace giocare con le parole. Accostarle per vedere l’effetto che fanno. Limarle, sottolinearle, manipolarle.
Mi piacciono i post con i sottintesi, i post metaforici. Quelli che devi leggerli un po’ di volte per entrarci dentro. La prima per il piacere del suono delle parole pronunciate.
La seconda per cogliere particolari che alla prima lettura sfuggono. Ed altre mille volte per comprendere tutti i significati che quelle parole contengono.
Oggi però non è il momento delle mezze parole, delle mille interpretazioni, oggi è stato il giorno dei calcoli di precisione.
7 + 5 = 12
Il contratto dura esattamente la metà.
Ieri notte non riuscivo a prendere sonno.
La gente normale conta le pecore.
Io conto i mesi.
(Foto http://perleepirla.blogspot.it/2012/11/un-racconto-per-riflettere-la-pecora-72.html?m=1)
Decisioni
Per una mezza frase non detta, per uno sguardo non decifrato, all’improvviso le regole del gioco cambiano.
Per noi il mese prossimo è già agosto, un no è diventato un sì, un poi si è trasformato in adesso.
Ho tempo 6 giorni, poi non si torna più indietro e così, calendario alla mano, parto alla conta dei giorni cercando di leggere in quelle settimane più di quanto realmente ci sia da scoprire.
Ieri, mentre guidavo per andare a lavoro, ho chiesto un segno a mio nonno.
È un gioco tra me e lui, un gioco che va avanti da anni, da quando lui non c’è più.
Gli chiedo di mandarmi un segno, per farmi capire se la scelta che sto per fare è quella giusta.
Nonno, non distrarti proprio ora che devo fare la scelta più importante di tutta la mia vita, posa il tuo sguardo ancora un attimo su di me e dammi indicazione di quale strada devo prendere perché mi sto perdendo e non so più tornare a casa.
È arrivato il momento di rischiare tutto e di seguire il desiderio che sento così forte fino dentro le viscere?
Dammi la mano, nonno, con te accanto volare mi farà meno paura.
Ti sento
Ieri sono passata accanto alla tua città.
Per caso, per necessità.
Mi è bastato vedere il cartello autostradale verde con la scritta “Pavia” per sentirti.
Per sentirti addosso, per sentirti dentro.
Ieri ho avuto la certezza che non passerai mai, ho avuto la conferma che il fatto che tra noi non ci sia stato niente eppure così tanto non me lo leverò, non me lo laverò, mai di dosso.
All’epoca avrei dovuto essere più intraprendente, più spregiudicata, meno disperata.
Perchè l’ultima volta che mi hai contattata mi hai scritto “rimpiango tutto quello che non c’è stato, ed anche il poco che c’è stato. A distanza di 10 anni mi chiedo ancora come sarebbe potuto essere”, ma come sarebbe potuto essere, noi non lo sapremo mai.
Però se tornassi all’ultima volta che ci siamo visti, quando quel giorno ti dissi di non cercarmi più, oggi, invece, ti direi: consumami,vivimi.
Strappami il cuore se vuoi, ma fallo battere.
Usurami di baci.
Fammi addormentare tra le tue braccia, che poi non importa se al mio risveglio non ci sarai, perché io saprò che ci sei stato.
(Qui https://velodicoinunorecchio.wordpress.com/2014/04/17/pv/ vi presento pv)
Qui
Sorrido!
Finché non ho motivi per non sorridere.
Io sorrido!
Confini
La realtà per un attimo perde i contorni.
I confini si fanno meno nitidi.
Ed io ti vedo.
(foto http://blog.libero.it/lunagiallablu/view.php?gg=0&id=lunagiallablu&mm=0&pag=2)
Nonno
Ci sono giorni in cui la tua mancanza ha una lucidità, un peso, che mi blocca il respiro.
Mi manchi tu con i tuoi sorrisi dolci, la tua mano sulla spalla quando mi vedevi pensierosa.
Sapevi sempre quando i miei momenti richiedevano silenzio, così, ti limitavi a guardarmi e con i tuoi occhi mi comunicavi tutto il tuo amore. Ogni pensiero, ogni preoccupazione perdeva senso, perdeva peso.
Da piccola mi fingevo malata per non andare a scuola e per rimanere con te e la nonna, per godere della tua presenza, mentre me ne stavo sdraiata sul divano e tu, seduto ai miei piedi, facevi le parole crociate e mi facevi il solletico.
Mi manchi fino alle lacrime.
Oggi, a distanza di così tanti anni, è un giorno di quelli in cui non riesco a gestire la tua perdita.
Non so cosa darei per riaverti di nuovo qui con me, anche solo per un attimo piccolissimo.
(foto http://tamburoriparato.blogspot.it/2012/06/nonni.html?m=1)
Vorrei essere
Vorrei essere acqua, per dissetare le tue voglie.
Vorrei essere sole, per scaldare le tue paure.
Vorrei essere cuscino, per cullare i tuoi desideri.
Vorrei essere vitamina, per darti la forza di andare avanti.
Vorrei essere luce, per far nascere in te il buonumore.
Vorrei essere cielo, perché tu guardandomi possa sognare.
Vorrei essere una carezza, per poterti sfiorare e darti pace.
Vorrei essere una preghiera, per essere sussurrata da te nel momento del bisogno.
Vorrei essere un sogno, per vegliare sulle tue ciglia chiuse.
Vorrei essere un sorriso, per poter essere la felicità sul tuo viso.
Vorrei essere un abbraccio, per stringerti e non lasciarti cadere.
Vorrei essere in attesa di te, perché mi sembra di essere nata solo per questo.
Ex
Un attimo fa accedo a Facebook e scopro che il mio primo fidanzato, quello storico, per intenderci… Tra qualche mese diventerà papà.
Probabilmente non passerai mai di qui ed anche se tu ci passassi, non capiresti chi si nasconde dietro a questo blog.
Però due parole vorrei dedicartele lo stesso perché guardando la foto di tua moglie con quel bel pancino ed il tuo sorriso dolce mente la guardi, si scioglie qualcosa dentro di me.
Vorrei iniziare chiedendoti scusa per tutto quello che ti ho fatto passare, per quanto ti ho fatto soffrire.
Oramai di certo mi avrai dimenticata e stradimenticata, e queste scuse arrivano con una decina di anni di ritardo, ma sono delle scuse sentite.
Mi spiace per tutte quelle volte che mi hai dedicato ogni tuo attimo, ogni tuo sforzo per vedermi felice ed io, invece, non ho saputo far altro che buttarti addosso tutta la mia insoddisfazione ed il mio egoismo.
Perdonami se tu, sempre dolce e premuroso, hai avuto come ricompensa bugie e tradimenti.
Scusami se ti ho sempre fatto credere che fosse colpa tua, quando, invece, è sempre stata colpa mia.
Adesso posso dirtelo, quella sbagliata ero io e non tu.
Ora ti guardo in questa foto e vedo in te un uomo sereno, appagato dalla propria vita ed io non posso che essere felice per te perché sei una bella persona e ti meriti tutto il bene di questo mondo!
Ti voglio anche dire grazie.
Grazie per avermi insegnato ad amare senza risparmiarsi.
Per avermi spiegato cosa vuol dire perdonare e non portare alcun rancore.
Per avermi mostrato il valore della fedeltà e della sincerità.
Sei stato fondamentale per me, fidanzato prima e amico poi.
Sono stati 5 anni travagliati, ma molto importanti per me.
Ed ora, a distanza di 16 anni dal mio, dal nostro primo bacio, conservo un dolce ricordo di te.
Ti auguro che la tua vita possa sempre avere un vento che soffi a tuo favore.
Ciao Ciccio, sii felice. 🙂
Urgenza
Oggi sento l’inconfondibile urgenza di scrivere qualcosa.
Avrei due o tre argomenti da sviscerare, ma non sento l’ispirazione, non so da che parte iniziare e, peggio ancora, non so dove andare a parare.
Ci sono giorni che sembrano trascorrere al rallentatore.
Anche i pensieri, oggi, sono lenti, vischiosi, nebulosi.
Non mi sento particolarmente triste, né felice.
Oggi io non mi sento, sono stata all’improvviso privata di ogni percezione di me.
Non è una brutta sensazione, anzi, forse mi dà una piccola vibrazione di piacere, ma piccola chè ho appena finito di dire che non mi sento. Odio le contraddizioni.
Da stamattina, dopo un lungo periodo di turbolente attività emotiva, mi sento neutra, neutrale, neutralizzata.
Oggi mi sento zen. Ecco, sì, oggi sono estremamente zen.
Sarà per questo che non riesco a scrivere degli argomenti che vorrei, che al contrario mi provocano pessimismo e fastidio.
Ma oggi sono zen e quindi non se ne fa niente.
Ci proverò domani, quando tutta questa calma fisica ed emotiva mi sembrerà solo un sogno.
Ci proverò domani, chè ci scommetto domani sarò di nuovo pronta ad incazzarmi.
Passi
Alle volte il cuore scricchiola.
Lo senti, che s’increspa, che si crepa.
Lui salta un battito, tu perdi un respiro.
Poi provi a mettere un piede davanti all’altro e scopri che, nonostante tutto, riesci ancora a camminare.
Luce all’orizzonte.
(Foto http://blog.libero.it/Nisida/view.php?id=Nisida&pag=4&gg=0&mm=0)
Aria di tempesta
Qui, tira una brutta aria.
Aria di tempesta.
Aria di unghie affondate nella carne.
È sempre così, quando sembra che vada tutto bene, arriva l’evento imponderabile, il fatto di forza maggiore.
E tutte le carte in tavola si mischiano.
Ora sarò un po’ giocoliere e un po’ guerriera, in protezione del mio equilibrio e dei miei progetti, chè ora che sono arrivata fin qui non posso, non voglio, tornare al punto di partenza.
Punto i piedi per terra, mi aggrappo ad ogni appiglio, stringo i pugni e gli occhi.
Sono qui, tempesta, non mi fai paura.
Io ti aspetto.
E vincerò.
Perché io ho la forza di chi non ha alternative
La scia degli aerei
Ho 30 anni (31 tra qualche mese, ma son dettagli).
Ho 30 anni e ne ho passati metà a faccia in su, a guardare la scia degli aerei e a desiderare di essere lassù.
Non per andare da qualche parte di preciso, ma solo per andarmene.
Non sono mai stata soddisfatta, mai fino in fondo. Mai paga delle mie scelte, dei miei piccoli traguardi, mai indulgente nei confronti delle mie piccole meschinità.
Sognavo, a testa in su, di poter essere altrove.
Lontano da quei rapporti che portavo avanti per pigrizia, che trascinavo lungo la strada logorando loro e me stessa.
Stufa di quei baci che non avevano più nessun sapore.
Sola con le mie insoddisfazioni, la mia noia e le mie paure.
Ero arrivata addirittura a pensare di non essere fatta per la felicità.
Costituzionalmente programmata per l’insoddisfazione, o, peggio ancora, per l’apatia.
In alcuni momenti sentivo che avrei potuto, che avrei dovuto essere felice, ma non mi riusciva.
Sorridevo garbata, parlavo pacata, quando invece avevo voglia di ridere a crepapelle ed urlare.
O forse, al contrario, non avevo voglia di far nulla perché la vita aveva perso smalto.
Mi sentivo corrodere da dentro, prigioniera di un’apatia che mi impediva di prendere i treni migliori.
A me rimanevano i vaporetti, che si fermavano in mezzo al nulla e che mi lasciavano sfinita per il lungo viaggio, per quel mio vagare inconcludente.
Oggi guardo quelle scie ed il mio passato mi sembra lontano anni luce, o forse vicinissimo a me, ma intoccabile.
Sono cambiata tanto in questi anni, sono la Gnappetta 2.0
Sento di aver trovato un equilibrio lontano da quegli amori che mi hanno corrosa fino a ridurmi ad una carcassa.
Lontano da quel velo di indifferenza che mi tappava gli occhi.
Lontano dallo struggimento che mi accompagnava ovunque andassi.
Oggi guardo la scia degli aerei e non vorrei essere altrove se non qui dove sono.
(foto http://www.focus.it/ambiente/ecologia/Le_strisce_degli_aerei_sono_pericolose_C12.aspx)
Un bel giorno
Ieri mi sono svegliata con il sorriso.
La mia prima festa del lavotore, da lavoratrice.
Attualmente avere un lavoro è una fortuna, avere il lavoro per il quale si è studiato per tanti anni è un lusso.
Così mi sveglio col sorriso, ringraziando la sorte per questo regalo.
Non si tratta solo dello stipendio (anche se indubbiamente non è un aspetto marginale dato che vivere costa e la mia famiglia ha il brutto vizio di mangiare pranzo e cena).
Si tratta soprattutto di una realizzazione personale.
Per anni quando mi veniva rivolta la fatidica domanda “che lavoro fai?” mi coglieva l’imbarazzo per la risposta.
Iniziavo dicendo che ero laureata in giurisprudenza (con il massimo dei voti, peraltro) e poi mi perdevo.
È difficile da spiegare a chi non è nell’ambiente cosa voglia dire “praticante avvocato”.
Spesso vuol dire che segui una causa, tra udienze in tribunale e colloqui con i clienti e poi non ti viene dato un becco di un quattrino.
Se ti va bene.
Spessissimo consiste nel fare da segretaria all’avvocato sperando che prima o poi si ricordi della tua laurea.
Se ti va male.
Ora quando mi viene chiesto che lavoro faccio, mentre rispondo sento che mi brillano gli occhi.
Proprio come se parlassi di un amore.
E forse è proprio così.
Ieri il mio capo mi ha scritto che è soddisfatto di un lavoro che ho portato a termine e che mi stima molto.
Mi sveglio con il sorriso.
Allungo una mano e sento il braccio di mio marito, mi accoccolo vicino a lui, sento il calore del suo corpo, il profumo della sua pelle. E sto bene.
Penso al dolce che voglio fare per il pranzo a casa dei miei. E sto bene.
Oggi è la festa dei lavoratori ed io, finalmente, sono una lavoratrice.
Mi sveglio col il sorriso.
Sono fortunata.